6-03-2015
La Regione Toscana riconosce l’autocostruzione familiare
- utilizzo di tecniche semplici
- formazione adeguata, sia sulle tecniche che sulla sicurezza in cantiere
- poter disporre di una progettazione tecnica partecipata che possa rispondere in maniera efficace alle necessità degli autocostruttori
- professionisti in edilizia che aiutino gli autocostruttori nelle varie fasi di costruzione
Con la delibera del 12 marzo 2015 la Regione Toscana ha deliberato le “Linee guida di indirizzo per la sicurezza nei cantieri di autocostruzione ed autorecupero“.
E’ un evento che ha una grande rilevanza sociale, in quanto la
Toscana è la prima regione in Italia che di fatto riconosce la figura
dell’autocostruttore semplice, non inquadrato all’interno di una
cooperativa.
Il “diritto alla casa” è riconosciuto a
livello nazionale ed internazionale, dalla Costituzione italiana e dalla
“Dichiarazione Universale sui Diritti Umani”, ma l’accesso
all’abitazione resta di fatto precluso a larghe fasce di popolazione, ed
è qui che l’autocostruzione e/o l’autorecupero potrebbero svilupparsi
come pratica a supporto dell’edilizia popolare.
Fino ad oggi chi voleva autocostruire o
autorecuperare la propria abitazione con l’aiuto di amici e parenti non
poteva farlo in modo legale se non inquadrando l’autocostruttore entro
forme associative onerose economicamente, quali le cooperative edilizie
che mal si adattano a piccoli gruppi di autocostruttori ed a interventi
piccoli quali una casa monofamiliare.
Il totale disinteresse dimostrato fino ad
oggi a riconoscere ed incentivare l’autocostruzione “FAMILIARE”
(definiamo così l’autocostruzione di piccoli interventi operati da
famiglie o da piccoli gruppi di persone, per distinguerla
“dall’autocostruzione organizzata ed assistita” che utilizza la forma
giuridica della cooperativa su interventi di scala più grande), è un
fenomeno singolare e tutto italiano, poichè in gran parte degli stati
europei è possibile autocostruire; in Francia per esempio, in aree
extraurbane si può autocostruire edifici fino a 169 mq seguendo delle
semplicissime regole, dotandosi di adeguate coperture assicurative,
esistono associazioni e scuole che supportano la formazione degli
autocostruttori.
I principi che sottostanno all’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE sono quelli della sostenibilità sociale ed ambientale.
Sociale non solo da un
punto di vista economico, poichè nei progetti di autocostruzione ed
autorecupero si intensificano e si ricucione le relazioni con la propria
comunità e con una rete più vasta di solidarietà, l’esperienza dell’autocostruttore rigenera il senso di appartenenza nei confronti della collettività, innesca processi formativi formidabili. Ambientale perchè
solitamente chi si costruisce la propria abitazione, presta particolare
attenzione all’uso di materiali salubri e quindi naturali, è più facile
quindi approcciarsi a tecniche di bioedilizia, con particolare
attenzione all’efficienza energetica, tutto questo ha anche una ricaduta
sull’economia locale, materiali e competenze vengono ricercate sul
proprio territorio.
Per questi motivi ci piace definire l’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE anche Eco-autocostruzione.
In Toscana da due anni si è formata una
rete di associazioni e persone (RETE TOSCANA AUTOCOSTRUZIONE ED
AUTORECUPERO) che ha supportato la Regione Toscana per arrivare a
rendere legale e sicura l’autocostruzione familiare.
In Toscana entro l’anno, partiranno circa
12 progetti in autocostruzione ed autorecupero, di cui 8 interessati
anche da un finanziamento messo a bando dalla regione.
Nelle linee guida regionali è prevista la
costituzione di un tavolo tecnico, che monitorizzi le varie esperienze,
per poi andare ad integrare e migliorare le linee guida stesse, che al
momento sono carenti di indicazioni concrete per la conduzione dei
cantieri in autocostruzione, ma che, ripetiamo, rappresentano comunque
un grande passo avanti, poichè riconoscono in modo chiaro ed ufficiale
la possibilità di autocostruire ed autorecuperare un edificio, la rete toscana è pronta a dare un considerevole contributo all’interno del tavolo tecnico per riportare dal basso le proprie esperienze.
Già da tre anni l’associazione A.R.I.A. familiare (Associazione Rete Italiana Autocostruzione Familiare www.ariafamiliare.it)
supporta a livello nazionale gli autocostruttori, fornendo a loro ed ai
professionisti, un aiuto concreto nel percorso dell’autocostruzione
familiare, attraverso chiarimenti su tutti gli aspetti burocratici e di
osservanza alle norme vigenti, ma soprattutto aiutandoli a dare risposte
adeguate ai reali bisogni di un progetto di autocostruzione o
autorecupero che essenzialmente sono:
Linee Guida Autocostruzione Toscana
18 - 19 aprile 2015 a Impruneta (FI)
18 - 19 aprile 2015 a Impruneta (FI)
COS'E' L'AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE - COME SI ORGANIZZA UN CANTIERE IN AUTOCOSTRUZIONE con A.R.I.A. Familiare
L’incontro e' destinato a tutti coloro che hanno in progetto di realizzare un qualsiasi manufatto con l'aiuto di parenti ed amici: ARIA sostiene un'autocostruzione commisurata ai bisogni della singola famiglia, del piccolo gruppo o dell'associazione attraverso una formula economicamente sostenibile ed inclusiva. Si parlera' in modo molto semplice e diretto di tutte le problematiche relative all'autocostruzione familiare, cercando di dare agli aspiranti autocostruttori un quadro il piu' esaurente possibile di quali sono le sue responsabilita' ed incombenze, di come si arriva concretamente ad organizzare un cantiere in autocostruzione, dopo essere stati attori principali nel processo di progettazione.
L’incontro e' destinato a tutti coloro che hanno in progetto di realizzare un qualsiasi manufatto con l'aiuto di parenti ed amici: ARIA sostiene un'autocostruzione commisurata ai bisogni della singola famiglia, del piccolo gruppo o dell'associazione attraverso una formula economicamente sostenibile ed inclusiva. Si parlera' in modo molto semplice e diretto di tutte le problematiche relative all'autocostruzione familiare, cercando di dare agli aspiranti autocostruttori un quadro il piu' esaurente possibile di quali sono le sue responsabilita' ed incombenze, di come si arriva concretamente ad organizzare un cantiere in autocostruzione, dopo essere stati attori principali nel processo di progettazione.
Autocostruzione
7 Giugno 2014
Convegno sull''Autocostruzione
nell'ambito del Festival di TerraNuova e EcoVersilia
a Marina di Pietrasanta (LU)
http://www.ecoversilia.it/ecoversilia-2014-7-8-giugno-alla-versiliana/
ARTICOLO DA "TOSCANA NOTIZIE"
TUTTI GLI INTERVENTI - VIDEO
La
Rete per l’autocostruzione
e l’autorecupero familiare
Nascita
della Rete
La Rete nasce nel 2013 su proposta
dell’associazione ACF Toscana
raccogliendo immediatamente un gran numero di adesioni. Attualmente
ne fanno parte, oltre la capofila, le seguenti associazioni:
A.R.I.A. FAMILIARE
Associazione Rete Italiana Autocostruzione Familiare
A.S.F.- Italia (Architetti Senza Frontiere). Gruppo Toscana
Cohousing in Toscana
Edilpaglia Associazione Italiana Edilizia in Paglia
GAS Colle Quarrata
La Fabbrica del Sole onlus
R.I.V.E. Rete Italiana Villaggi Ecologici
Cohousing in Toscana
Edilpaglia Associazione Italiana Edilizia in Paglia
GAS Colle Quarrata
La Fabbrica del Sole onlus
R.I.V.E. Rete Italiana Villaggi Ecologici
Caratteristiche e finalità
La finalità
della Rete è quella di promuovere e sostenere l’interesse per le
nuove forme dell’“abitare” ed in particolare per l’abitare
sostenibile e autentico.
Partendo
da questo obiettivo le nostre associazioni si stanno occupando di
offrire la possibilità, a coloro che lo desiderano, di poter
realizzare la propria abitazione, con la maggior autonomia possibile
e contenendo i costi per la costruzione o il recupero di un immobile.
In questo senso abbiamo individuato, nella strada
dell'autocostruzione e dell’autorecupero “familiare”, un
percorso utile a raggiungere lo scopo.
L'autocostruzione
o autorecupero “familiare”, consiste nella costruzione (o nel
recupero) di una o più unità immobiliari, grazie al lavoro della
famiglia “committente” (quella che andrà ad abitarci) coadiuvata
da un gruppo di amici-volontari.
Questo
stile di autocostruzione si distingue sia dalla “economia diretta”,
che per norma limita il coinvolgimento nei lavori al solo soggetto
promotore (e che quindi può essere utilizzata solo per interventi di
entità assai modesta), sia dalla autocostruzione “assistita e
organizzata”, esperienza di autocostruzione ormai consolidata, che
si basa sulla possibilità di realizzare o recuperare una costruzione
da parte di soci-lavoratori di una cooperativa formalmente
costituita, con tutti gli oneri a questo connessi (la quale quindi,
per sua natura, si rivolge ad interventi su scala piuttosto ampia).
L'autocostruzione
“familiare”, in sintesi, è nata per dare la possibilità a
piccoli gruppi di persone, di poter costruire o ristrutturare,
principalmente grazie al proprio lavoro e a quello di
amici-volontari, la loro abitazione.
GIORNATE SULL'AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE
MONTESPERTOLI 3-4 MAGGIO 2014
Sabato 3 Maggio ha avuto inizio l'incontro dell'associazione A.R.I.A. Familiare presso l'agriturismo Borgo Stella a Montespertoli (FI).
Erano presenti soci di A.R.I.A. Familiare e ACF Associazione Comunità e Famiglia, tecnici, artigiani e aspiranti autocostruttori provenienti dalla Toscana, dal Veneto, dalla Lombardia, dalle Marche, dal Lazio e dalla Sicilia.
La giornata è stata dedicata al lavoro sugli strumenti operativi dell'associazione (Regolamento e Vademecum per l'autocostruttore).
La domenica hanno partecipato soci e simpatizzanti provenienti per la maggior parte dalla Toscana ma anche dalla Liguria, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Sicilia in totale sono intervenute circa 70 persone.
Durante la mattinata sono stati introdotti - dai soci di ARIA Familiare - i valori, gli intenti e le potenzialità del progetto, e sono stati illustrati il Regolamento e una sintesi della sezione sulla sicurezza con la descrizione e dello stato di avanzamento del percorso di riconoscimento intrapreso a livello istituzionale. In questa occasione c'è stato un utile scambio di riflessioni con i partecipanti.
Nel pomeriggio la Segheria Mobile del Ticino ha effettuato una dimostrazione pratica del lavoro e delle potenzialità di questo dispositivo, segutia con curiosità dai presenti.
Il pomeriggio si è chiuso con un cerchio in cui sono stati esposti diversi progetti che hanno dato la misura della varietà e della ricchezza dei percorsi in cui autocostruzione e autorecupero familiare possono dare un significativo aiuto alle necessità per realizzare un'abitazione o uno spazio di relazione (co-housing; ecovillaggi; co-working; abitazioni private, sedi di associazioni; case famiglia).
L'incontro non ha avuto la pretesa di essere un appuntamento esaustivo, ma solo una prima tappa per condividere il percorso promosso principalmente da ARIA e ACF Toscana. E' stata anche l'occasione per la Rete Toscana Autocostruzione per dare vigore e nuova consapevolezza ai progetti che ha abbozzato, allargando il progetto ai nuovi intervenuti.
Riteniamo che adesso la voce debba passare anche agli aspiranti volontarie ed autocostruttori per accogliere i loro bisogni, arricchire e migliorare i documenti adottati (che restano strumenti aperti e modificabili).
Su proposta della Presidente della RIVE, il prossimo appuntamento della RETE sarà il prossimo 7 Giugno alla Versiliana a Marina di Pietrasanta (LU). Ricordiamo nella stessa occasione, la mattina alle 11.00, si svolgerà il Convegno nazionale sull'autocostruzione.
CONFERENZA A GENOVA
Sabato 13 luglio, alle ore 18, alla Met Manifattura Etica di via Giacomo Soliman 7, a Sestri Ponente, verrà presentata La Tabacca, una sperimentazione di autocostruzione nata da una collaborazione fra Edilpaglia, Aria Famigliare e Terra!
Il Gruppo di Progettazione de La Tabacca
Tommaso Gamaleri, Caludio Rustici, Francesca Bottero, Luca Pastorino, Giorgia Bocca, Silvia Cama
3 Maggio 2013
Una conferenza sulle costruzioni in legno paglia e intonaci naturali
L’iniziativa è nata all’interno di V2.ZERO, collettore di proposte e progetti destinati alla città di Viareggio e Torre del Lago: qui molte persone e competenze si sono incontrate e hanno iniziato a proporre idee per la riqualificazione della città.
L’esigenza di affrontare l’attuale crisi economica con uno spirito creativo, ha spinto alcuni di noi ad esplorare il tema della condivisione e della comunità. Ci siamo appassionati alla possibilità di auto-costruire un’architettura con materiali naturali che potesse diventare uno spazio di incontro per i cittadini, le associazioni ed essere realizzata - perché no - in un parco pubblico da custodire o in uno spazio urbano da rivitalizzare.
La nostra riflessione è andata oltre, trovandoci ad indagare nuove soluzioni recuperate al passato, quando il singolo per alcune necessità poteva contare sull’aiuto reciproco della comunità. Ad esempio, specie nelle aree rurali, la costruzione della casa era un evento condiviso con i familiari e i vicini, nel corso del tempo poi questi ricevevano a loro volta l’aiuto necessario per la manutenzione o per una nuova costruzione. Oggi ci sono sempre più famiglie che hanno poco lavoro e molto tempo a disposizione. Per forza o per scelta lo stile di vita sta cambiando … diventa una possibilità concreta quella di auto-costruire la propria casa o migliorare le prestazioni termiche della vecchia abitazione praticando l’auto-manutenzione. In tutta Italia ci sono già molti esempi di persone o gruppi che intraprendono questo percorso, accompagnato dalla scelta di tecniche costruttive naturali, alla portata di tutti che si prestano all’autocostruzione, al riappropriarsi della creatività, della manualità, delle competenze. Un cantiere condotto in un clima di cooperazione reciproca crea infatti fiducia e senso di comunità.
Partendo da queste riflessioni, dal tema delle buone pratiche ambientali e di resilienza alla crisi si è consolidato il comitato CoMtaminAZIONI che ha proposto questo primo incontro sulle costruzioni in legno e balle di paglia. Sono state illustrate le esperienze già in atto attraverso il racconto di chi sta portando avanti da qualche anno questa sfida, sia in ambito privato che pubblico, in autocostruzione oppure affidandosi a ditte specializzate.
I relatori intervenuti sono Maria Angela Pucci e Stefano Mattei, rispettivamente presidente e formatore di Edilpaglia, associazione nazionale che promuove e diffonde tutte quelle tecniche costruttive che utilizzano principalmente le balle di paglia ed altri materiali naturali come argilla e calce. Entrambi sono anche soci fondatori di ARIA Familiare (Associazione Rete Italiana Autocostruzione Familiare) che si occupa specificamente di rendere possibile la realizzazione di edifici in auto-costruzione in modo sicuro e legale, non essendo ancora presente ad oggi in Italia un regolamento sull’autocostruzione al di fuori dell’ "autocostruzione assistita e organizzata" che opera tramite cooperative ed ha un inquadramento normativo chiaro. L'autocostruzione familiare consiste invece nella costruzione di un nucleo abitativo, solitamente su area privata, in cui i componenti di un piccolo gruppo di persone (una famiglia, un gruppo di amici, alcune coppie) assieme a terzi intervengono direttamente nel processo edilizio, in forma assolutamente gratuita. L’associazione si basa sui principi etici rivolti alla cura della terra e delle persone in difficoltà per problematiche abitative, e mira alla costruzione di una rete di volontari che condividono esperienze e conoscenze in uno spirito di reciproco apprendimento.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con:
Edilpaglia
A.R.I.A. Familiare
Assodebitori
Centro Ricerca Rifiuti Zero (Capannori)
Rete Ambientale della Versilia
Tag Gender Art Technology
Edilpaglia
A.R.I.A. Familiare
Assodebitori
Centro Ricerca Rifiuti Zero (Capannori)
Rete Ambientale della Versilia
Tag Gender Art Technology
LA CONFERENZA
Elvira Confuorto presenta i relatori: Maria Angela Pucci e Stefano Mattei
(foto EffatArk e Il Centro Psicosociale)
A questo indirizzo trovate il video della conferenza:
Parte prima: http://vimeo.com/66585691
Parte seconda: http://vimeo.com/66662839#
Grazie a Stefania Brandinelli per le riprese
e Andrea Cecchini per l'assistenza tecnica
Le proposte dei partecipanti per le prossime iniziative:
Bioedilizia ruspante e terrapaglia
Autocostruzione di pala eolica, bici solare e altri congegni alimentati da rinnovabili...
Spazio Co-working
Acqua bene comune
Autocostruzione di pala eolica, bici solare e altri congegni alimentati da rinnovabili...
Spazio Co-working
Acqua bene comune
Ciclofficina
Autoproduzioni ....
DALLA TEORIA...ALLA PRATICA:
UN LABORATORIO DI AUTOCOSTRUZIONE
PER IL TERRITORIO
VUOI PARTECIPARE AL LABORATORIO?
ASSOCIAZIONE/GRUPPO:
metti una quota per sostenerci e contribuisci al progetto-padiglione: avrai a disposizione uno spazio ecologico condiviso per gli incontri, i laboratori e le esposizioni della tua associazione!
ENTE PUBBLICO: sostienici e metti a disposizione uno spazio pubblico da riqualificare o vitalizzare; con un virtuoso partenariato con il terzo settore sarai un Comune che apre le porte ad un progetto di partecipazione innovativo e socialmente sostenibile!
IMPRESA:
sostienici con un contributo e sarai lo sponsor di un’iniziativa ad alto valore sociale ed ambientale. La mostra che accompagnerà il Workshop sarà portata in tutta Italia in manifestazioni simili e fiere di edilizia sostenibile!
TU:
sostienici con un contributo o partecipa al WORKSHOP, ci aiuterai a costruire uno spazio di incontro per la tua città mentre acquisisci competenze nell’autocostruzione!
Per Informazioni e manifestazioni di interesse scrivi a: com.taminazioni@gmail.com
Maggio - Ottobre 2012
IL CORSO
Corso: Verso l'abitare ecologico e solidale
Corso: Verso l'abitare ecologico e solidale
Laboratorio n.1
ASCOLTO ATTIVO
con Marianella Sclavi - Gricigliana (PO) - 26-27 Maggio 2012
LA LAVORAZIONE DELLA LANA
con Le Feltraie (PO)
Associazione culturale per la valorizzazione delle lane locali
con Le Feltraie (PO)
Associazione culturale per la valorizzazione delle lane locali
Laboratorio n.3
Luglio-Ottobre 2012
Luglio-Ottobre 2012
PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI UN TEPEE
(Foto di Daniela Falconetti, Annunziata Antenore, Roby Violetto, Laura Pommella: grazie!)
ARCHITETTURA VIVENTE
Cattedrali verdi per una società ecologica
di Marcel Kalberer
Una fase della costruzione dell'Auerworld palace (Auerstedt, 1998)
Premesse teoriche e concettuali della nostra attività (di Sanfte Strukturen)
Sin dal 1984, anno in cui abbiamo iniziato a operare nel campo dell’architettura in salice, il principale obiettivo delle nostre attività è stato quello di fondere insieme esigenze sociali ed ecologiche. Non abbiamo seguito la teoria di Murray Bookchin dei primi anni Settanta del secolo scorso per il semplice motivo che non ne eravamo a conoscenza. Ma oggi, lieti di aver trovato un fondamento teorico per il nostro approccio architettonico alternativo, riconosciamo tanto la teoria di Bookchin quanto la sua definizione di “ecologia sociale” come base di quanto sosteniamo da ormai due decenni. Come Murray Bookchin, riteniamo che non abbia alcun senso apportare miglioramenti sul piano ecologico se questi non si riflettono su quello sociale, né tantomeno ottimizzare le tecnologie ecologiche senza che le condizioni di vita degli uomini ne traggano beneficio. In fondo, la maggior parte dei problemi ecologici non scaturisce forse da problemi di natura sociale? “La natura è nemica di chi le è ostile”. Il divario globale, nazionale e locale tra ricchi e poveri, lo sfruttamento e l’impoverimento degli uomini vanno di pari passo con lo sfruttamento e l’impoverimento della natura e del pianeta. Come possiamo sperare di far rimanere il nostro pianeta un luogo vivibile e di creare stili di vita sostenibili se a monte non c’è un’implicita riconciliazione dell’umanità? In mancanza di tale riconciliazione e di un rapporto di totale armonia tra uomo e natura, anzi con lo sfruttamento selvaggio e le guerre – piaghe sociali ed ecologiche del nostro tempo – la qualità della vita non potrà che peggiorare. Società pacifica, solidarietà e senso di comunità: ecco i presupposti affinché possano svilupparsi stili di vita sostenibili e affinché nuove tecnologie ambientali possano diventare strumenti efficaci in grado di creare condizioni di piena armonia per la nascita di nuovi modi di vivere. Da qui l’idea di creare e sviluppare nuove modalità di lavoro: collaborare, pieni di entusiasmo e volontà, verso uno scopo comune è un elemento irrinunciabile delle costruzioni naturali in salice, veri e propri edifici viventi, di Sanfte Strukturen.
Sin dal 1984, anno in cui abbiamo iniziato a operare nel campo dell’architettura in salice, il principale obiettivo delle nostre attività è stato quello di fondere insieme esigenze sociali ed ecologiche. Non abbiamo seguito la teoria di Murray Bookchin dei primi anni Settanta del secolo scorso per il semplice motivo che non ne eravamo a conoscenza. Ma oggi, lieti di aver trovato un fondamento teorico per il nostro approccio architettonico alternativo, riconosciamo tanto la teoria di Bookchin quanto la sua definizione di “ecologia sociale” come base di quanto sosteniamo da ormai due decenni. Come Murray Bookchin, riteniamo che non abbia alcun senso apportare miglioramenti sul piano ecologico se questi non si riflettono su quello sociale, né tantomeno ottimizzare le tecnologie ecologiche senza che le condizioni di vita degli uomini ne traggano beneficio. In fondo, la maggior parte dei problemi ecologici non scaturisce forse da problemi di natura sociale? “La natura è nemica di chi le è ostile”. Il divario globale, nazionale e locale tra ricchi e poveri, lo sfruttamento e l’impoverimento degli uomini vanno di pari passo con lo sfruttamento e l’impoverimento della natura e del pianeta. Come possiamo sperare di far rimanere il nostro pianeta un luogo vivibile e di creare stili di vita sostenibili se a monte non c’è un’implicita riconciliazione dell’umanità? In mancanza di tale riconciliazione e di un rapporto di totale armonia tra uomo e natura, anzi con lo sfruttamento selvaggio e le guerre – piaghe sociali ed ecologiche del nostro tempo – la qualità della vita non potrà che peggiorare. Società pacifica, solidarietà e senso di comunità: ecco i presupposti affinché possano svilupparsi stili di vita sostenibili e affinché nuove tecnologie ambientali possano diventare strumenti efficaci in grado di creare condizioni di piena armonia per la nascita di nuovi modi di vivere. Da qui l’idea di creare e sviluppare nuove modalità di lavoro: collaborare, pieni di entusiasmo e volontà, verso uno scopo comune è un elemento irrinunciabile delle costruzioni naturali in salice, veri e propri edifici viventi, di Sanfte Strukturen.
Arena Salix - Schlepzig, Spreewald - 2004
Costruire in cantieri naturali: un gioco socio-ecologico
Da 25 anni a questa parte Sanfte Strukturen non solo progetta edifici viventi, ma li costruisce in cantieri altrettanto viventi. Parallelamente allo sviluppo dell’architettura vegetale abbiamo sperimentato nuove modalità di lavoro di squadra, chiamandole di volta in volta “Azione architettonica, “Festa lavorativa”, “Gioco architettonico”, “Celebrazione architettonica”, “Parco giochi naturale per adulti”, ecc.. In assenza dei rumori e degli odori inevitabilmente prodotti dalle macchine e dagli attrezzi utilizzati nel lavoro manuale, i cantieri di Sanfte Strukturen sono luoghi estremamente tranquilli, luoghi di celebrazione e comunicazione che offrono l’opportunità di incontrare persone di ogni sorta provenienti da diversi Paesi e culture. I collaboratori del gruppo Sanfte Strukturen danno una mano ai volontari: giovani e anziani, donne e bambini, disabili ed emarginati lavorano serenamente fianco a fianco, senza competitività né gerarchie; tutti possono esprimere la propria creatività, senza capisquadra o orari che possano frenare il loro entusiasmo. Il gruppo di volontari è misto (per quanto composto in gran parte da donne) e coltiva virtù e valori che ormai da tempo sono andati perduti, quali solidarietà, disponibilità ad aiutare il prossimo e una sana ambizione a raggiungere i propri obiettivi. Alla base di questo atteggiamento c’è una profonda insoddisfazione nei confronti della realtà, della pessima qualità della vita nel mondo odierno, che lo rende un luogo inospitale, e delle caratteristiche degli edifici costruiti dall’uomo in un passato molto lontano: cattedrali, castelli e residenze. I nostri progetti sono “omaggi” ai cantieri medievali e mirano sia a dare una formazione ai lavoratori che a svettare nel cielo e nel futuro, così come hanno fatto i nostri antenati in epoca medievale. Ci piace pensare alla nostra architettura naturale vivente come a una metafora della vita umana e del divenire.
Da 25 anni a questa parte Sanfte Strukturen non solo progetta edifici viventi, ma li costruisce in cantieri altrettanto viventi. Parallelamente allo sviluppo dell’architettura vegetale abbiamo sperimentato nuove modalità di lavoro di squadra, chiamandole di volta in volta “Azione architettonica, “Festa lavorativa”, “Gioco architettonico”, “Celebrazione architettonica”, “Parco giochi naturale per adulti”, ecc.. In assenza dei rumori e degli odori inevitabilmente prodotti dalle macchine e dagli attrezzi utilizzati nel lavoro manuale, i cantieri di Sanfte Strukturen sono luoghi estremamente tranquilli, luoghi di celebrazione e comunicazione che offrono l’opportunità di incontrare persone di ogni sorta provenienti da diversi Paesi e culture. I collaboratori del gruppo Sanfte Strukturen danno una mano ai volontari: giovani e anziani, donne e bambini, disabili ed emarginati lavorano serenamente fianco a fianco, senza competitività né gerarchie; tutti possono esprimere la propria creatività, senza capisquadra o orari che possano frenare il loro entusiasmo. Il gruppo di volontari è misto (per quanto composto in gran parte da donne) e coltiva virtù e valori che ormai da tempo sono andati perduti, quali solidarietà, disponibilità ad aiutare il prossimo e una sana ambizione a raggiungere i propri obiettivi. Alla base di questo atteggiamento c’è una profonda insoddisfazione nei confronti della realtà, della pessima qualità della vita nel mondo odierno, che lo rende un luogo inospitale, e delle caratteristiche degli edifici costruiti dall’uomo in un passato molto lontano: cattedrali, castelli e residenze. I nostri progetti sono “omaggi” ai cantieri medievali e mirano sia a dare una formazione ai lavoratori che a svettare nel cielo e nel futuro, così come hanno fatto i nostri antenati in epoca medievale. Ci piace pensare alla nostra architettura naturale vivente come a una metafora della vita umana e del divenire.
Disegno di Marcel Kalberer
Germania orientale, patria dell’architettura in salice
L’Auerworld Palace di Auerstedt/Thüringen è stato realizzato per i festeggiamenti del 1999, anno in cui Weimar fu proclamata Capitale europea della cultura. Si tratta della prima costruzione in salice che, per le sue dimensioni (320 mq di superficie per 7 m di altezza), può considerarsi un’opera architettonica, ragion per cui è soprannominata “madre di tutte le residenze in salice”. Fu costruita e piantata nella primavera nel 1998 da circa 300 volontari e studenti provenienti da 9 Paesi europei.
L’Auerworld Palace di Auerstedt/Thüringen è stato realizzato per i festeggiamenti del 1999, anno in cui Weimar fu proclamata Capitale europea della cultura. Si tratta della prima costruzione in salice che, per le sue dimensioni (320 mq di superficie per 7 m di altezza), può considerarsi un’opera architettonica, ragion per cui è soprannominata “madre di tutte le residenze in salice”. Fu costruita e piantata nella primavera nel 1998 da circa 300 volontari e studenti provenienti da 9 Paesi europei.
• La cattedrale in salice costruita nel Parco IGA di Rostock, istituito nel 2003 in occasione dell’expo internazionale di giardinaggio (Internationale Gartenbauausstellung), è il più grande edificio in salice del mondo. Per due mesi, oltre 700 volontari provenienti da 12 nazioni hanno collaborato con l’obiettivo comune di realizzare questa cattedrale di 50 m di lunghezza e 15 di altezza, per una superficie totale di 800 mq.
Dal 1998 al 2006 il gruppo Sanfte Strukturen ha costruito oltre 20 edifici viventi in salice in tutto il nord Europa, ma è la Germania orientale a contraddistinguersi per l’eccellenza dei progetti e l’entusiasmo con cui sono stati realizzati. Eccone alcuni esempi:
• Sala da concerti del Parco Culturale di Deutzen, nella Sassonia-Anhalt, costruita ricoprendo con fronde di salice un vecchio edificio industriale
• Cupola in salice per il centro ricreativo Fez, nel parco berlinese di Wuhlheide, progettata dalle scuole della città in occasione dell’Expo 2000
• Arena Salix, una sala da birra a Schlepzig nella Spreewald
• Castello in salice presso il centro polifunzionale di Burg nella Spreewald
• Palco per concerti in salice dalla caratteristica forma a chiocciola a Boizenburg sull’Elba
• Cupola in salice di Kransdorf, sull’isola di Rügen, realizzata da un gruppo di disabili.
Le ragioni per cui tutti questi primi progetti di architettura vivente sono stati realizzati nella Germania orientale sono ovvi: costo ridotto di terreni e costruzioni, disponibilità di salici nei pressi dei cantieri, spirito comunitario di chi aveva vissuto il periodo socialista e infine curiosità e apertura verso nuovi modi alternativi di vivere l’architettura. La gente del luogo è rimasta affascinata dall’atmosfera vivace e allegra dei cantieri e dalla possibilità che i collaboratori avevano di svolgere un ruolo di responsabilità e di esprimere il proprio talento creativo. Altri fattori determinanti per il successo dei nostri cantieri nella Germania orientale sono stati l’assenza di interessi commerciali nonché di competitività e gerarchie, insieme all’inserimento, nei nostri progetti, di disoccupati e disabili.La Germania orientale rispondeva in tutto e per tutto sia al nostro desiderio di servirci di luoghi naturali in cui poter coltivare il nostro spirito del lavoro e del vivere quotidiano sia a quello di cercare di recuperare una cultura del lavoro fatta di collaborazione e solidarietà. I pionieri dell’architettura verde – in gran parte piccole comunità – meritano davvero di ospitare i numerosi turisti che vengono qui a visitare questi primi edifici viventi. Si tratta di un successo turistico concreto e duraturo, dal momento che molti tornano costantemente per poter seguire lo sviluppo e la crescita delle strutture in salice e le modifiche architettoniche che ne conseguono.
Dal 1998 al 2006 il gruppo Sanfte Strukturen ha costruito oltre 20 edifici viventi in salice in tutto il nord Europa, ma è la Germania orientale a contraddistinguersi per l’eccellenza dei progetti e l’entusiasmo con cui sono stati realizzati. Eccone alcuni esempi:
• Sala da concerti del Parco Culturale di Deutzen, nella Sassonia-Anhalt, costruita ricoprendo con fronde di salice un vecchio edificio industriale
• Cupola in salice per il centro ricreativo Fez, nel parco berlinese di Wuhlheide, progettata dalle scuole della città in occasione dell’Expo 2000
• Arena Salix, una sala da birra a Schlepzig nella Spreewald
• Castello in salice presso il centro polifunzionale di Burg nella Spreewald
• Palco per concerti in salice dalla caratteristica forma a chiocciola a Boizenburg sull’Elba
• Cupola in salice di Kransdorf, sull’isola di Rügen, realizzata da un gruppo di disabili.
Le ragioni per cui tutti questi primi progetti di architettura vivente sono stati realizzati nella Germania orientale sono ovvi: costo ridotto di terreni e costruzioni, disponibilità di salici nei pressi dei cantieri, spirito comunitario di chi aveva vissuto il periodo socialista e infine curiosità e apertura verso nuovi modi alternativi di vivere l’architettura. La gente del luogo è rimasta affascinata dall’atmosfera vivace e allegra dei cantieri e dalla possibilità che i collaboratori avevano di svolgere un ruolo di responsabilità e di esprimere il proprio talento creativo. Altri fattori determinanti per il successo dei nostri cantieri nella Germania orientale sono stati l’assenza di interessi commerciali nonché di competitività e gerarchie, insieme all’inserimento, nei nostri progetti, di disoccupati e disabili.La Germania orientale rispondeva in tutto e per tutto sia al nostro desiderio di servirci di luoghi naturali in cui poter coltivare il nostro spirito del lavoro e del vivere quotidiano sia a quello di cercare di recuperare una cultura del lavoro fatta di collaborazione e solidarietà. I pionieri dell’architettura verde – in gran parte piccole comunità – meritano davvero di ospitare i numerosi turisti che vengono qui a visitare questi primi edifici viventi. Si tratta di un successo turistico concreto e duraturo, dal momento che molti tornano costantemente per poter seguire lo sviluppo e la crescita delle strutture in salice e le modifiche architettoniche che ne conseguono.
Auerworld palace (Auerstedt, 1998)
Diffusione dell’architettura in salice
Data la grande popolarità di queste prime opere architettoniche vegetali della Germania orientale abbiamo scelto di realizzare altri progetti analoghi anche nella Germania occidentale e nei Paesi vicini. La nostra perseveranza, unitamente ad affermazioni come “le piante non hanno bisogno di un permesso di costruzione”, “gli alberi non sono edifici” e “una guardia forestale è più competente di un esperto di costruzioni”, ci ha permesso di aggirare le regolamentazioni e le leggi che normalmente si applicano in campo architettonico. Così, dal momento che chiunque poteva avviare un proprio progetto senza alcun vincolo amministrativo o giuridico, la pratica di coltivare piante in piena autonomia è andata diffondendosi sempre più. Nel giro di pochi anni l’architettura naturale in salice è divenuta un vero e proprio movimento, tanto che in Germania si potevano contare oltre 10000 edifici vegetali, la maggior parte dei quali nei cortili delle scuole, ma anche in giardini pubblici e privati; inoltre, il nostro manuale “Weidenbaubuch” (Architettura in salice) ha venduto più di 20000 copie. Negli ultimi anni abbiamo lavorato in diversi Paesi europei, realizzando, sempre con quello spirito di allegria, accoglienza e apertura che ci contraddistingue, diverse strutture viventi a Bielawa (Polonia), nel parco nazionale Gesäuse e a Bad Blumau (Austria), a Hittwill (Svizzera), a Malmö (Svezia), e delle torri ad Anversa (Belgio), Strasburgo (Francia) e Ginevra (Svizzera). Molti volontari attivi nei nostri cantieri hanno avviato propri progetti e iniziative e attualmente stanno costruendo edifici in salice a Berlino, Bonn, Lipsia, Dresda, Zittau, Strasburgo, Stoccarda, Malmö, Ginevra, Vienna e Breslavia. Non solo, anche molti architetti paesaggisti, artisti e intrecciatori di vimini si stanno dedicando alla costruzione e alla coltivazione di cupole, padiglioni e aree gioco in salice.
Torre dei sogni a Arlesheim - 2002
Spesso il nostro scopo primario, quello di fondere obiettivi ecologici ed esigenze sociali, o viene frainteso o passa in secondo piano: in molti casi non si coglie l’opportunità di aprire i progetti a tutti, e di accogliere dunque anche disabili ed emarginati. Spesso le scuole non incentivano la partecipazione attiva dei bambini: anziché offrire loro la possibilità di esplorare la natura in cerca di rami da tagliare e quella di imparare a creare un’opera d’arte vivente, preferiscono acquistare le fronde e le strutture necessarie, come farebbero con un qualsiasi altro prodotto industriale o botanico. Ignorare l’aspetto socio-ecologico dell’architettura vivente significa abbandonare lo sviluppo di questo movimento creativo e architettonico agli interessi di esperti professionisti e farlo cadere in balia della commercializzazione e della standardizzazione. Così facendo non rischiamo forse di assistere al trionfo di una biotecnologia profana?
Il grande cambiamento di direzione ha avuto inizio nel 2004. A vent’anni dalla nostra prima costruzione vivente, gli architetti dell’Università di Stuttgart hanno riscoperto l’architettura con fronde e piante viventi creando il termine “Baubotanik” (Botanica edilizia). Le uniche novità sono però il termine in sé e il totale rifiuto della compartecipazione sociale. Questo gruppo di studiosi mira a sviluppare una nuova tecnologia botanica solo per addetti a lavori e a fare della “Weidenbau”, ovvero di quell’architettura in salice non regolamentata e tanto diffusa tra la popolazione, un dominio economico e commerciale. La collaborazione di questi “scienziati” con la più grande azienda tedesca di manifatture in salice, produttrice di oggetti standardizzati, sta aprendo la strada a un approccio nuovo, e diametralmente opposto al nostro, al mondo dell’architettura vivente.
Il grande cambiamento di direzione ha avuto inizio nel 2004. A vent’anni dalla nostra prima costruzione vivente, gli architetti dell’Università di Stuttgart hanno riscoperto l’architettura con fronde e piante viventi creando il termine “Baubotanik” (Botanica edilizia). Le uniche novità sono però il termine in sé e il totale rifiuto della compartecipazione sociale. Questo gruppo di studiosi mira a sviluppare una nuova tecnologia botanica solo per addetti a lavori e a fare della “Weidenbau”, ovvero di quell’architettura in salice non regolamentata e tanto diffusa tra la popolazione, un dominio economico e commerciale. La collaborazione di questi “scienziati” con la più grande azienda tedesca di manifatture in salice, produttrice di oggetti standardizzati, sta aprendo la strada a un approccio nuovo, e diametralmente opposto al nostro, al mondo dell’architettura vivente.
Palco per concerti - Boizenburg sull'Elba
I veri “architetti del salice” si trovano ora davanti a una sfida: difendere i diritti e le libertà che si sono conquistati per poter costruire strutture viventi dovunque lo desiderino e senza dover sottostare ad alcun tipo di norma legislativa. Riteniamo che valga la pena prendere a modello il nostro approccio socio-ecologico e lo spirito di accoglienza gioioso e aperto che contraddistingue i nostri cantieri, tenendo sempre in considerazione tutti gli aspetti tecnici e botanici dell’architettura in salice. Consigliamo spesso alle università e a quanti in futuro opereranno nel nostro settore di cercare un progetto sociale che presupponga una forte cooperazione sotto il profilo creativo e produttivo e di mettervi tutto il loro impegno, senza mai trascurare il lato tecnico, botanico ed ecologico dell’architettura vivente. Porre rimedio alle questioni sociali: questa dunque la premessa fondamentale affinché gli uomini possano finalmente vivere, all’interno di una società libera e sostenibile, in quello spirito di unione e solidarietà di cui hanno tanto bisogno.
(articolo: Cattedrali verdi per una societa ecologica und in Nemeton No.4 - High green tech Magazine, Se Napoli 2010)
Bibliografia:
- Marcel Kalberer
Das BambusBauBuchSpielen, Gestalten und Konstruieren mit Bambus
128 S. 320 Fotos, 240 Zeichnungen (mit Beiträgen von Antoon Versteegde,NL-Uden Designer Collegium, Coburg) - Marcel Kalberer & Micky Remann
GRÜNE KATHEDRALENDie weltweite Wirkung wachsender Weiden
128 S/ 180 Fotos, 120 Zeichnungen (mit Beiträgen von Luc Schuiten, Bodo Rasch, Konrad Chmielewski, Rudolf Doernach u.a.m.) - Marcel Kalberer & Micky Remann
DAS WEIDENBAUBUCHDie Kunst lebende Bauwerke zu gestalten 128 S. / 200 Fotos, 120 Zeichnungen AT - Verlag, Aarau 1999 EURO 26,90 Fr. 46.- ISBN 3-85502-649-1
ulteriore bibliografia vedi http://www.sanftestrukturen.de/Books/Books.html
Workshop con il Sanfte-Strukturen Atelier
Lana (BZ) 16-21 Aprile 2012
Il cantiere lungo l'Adige: la cupola in salice in costruzione e il riparo
per le lavorazioni (tensostruttura con elementi in bamboo - foto EffatArk)
per le lavorazioni (tensostruttura con elementi in bamboo - foto EffatArk)
Una fase della costruzione: uno degli archi di salice viene trasportato
verso la cupola per l'installazione (foto Achille Piroli Torelli)
verso la cupola per l'installazione (foto Achille Piroli Torelli)
Varie fasi della costruzione (foto EffatArk)
Articolo sul Workshop a Lana (BZ) 16-21 Aprile 2012
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CDAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.bioarchitettura-rivista.it%2Farretrati%2Fn75%2F75_Verdi_intrecci.pdf&ei=rUJ2Uu7WC-OI4ASc8IDYBw&usg=AFQjCNGz1zNjCHW0DySTMjyL4ng5jwhjIA&sig2=5ndQq5k3QV0xCeiHOIy1uw&bvm=bv.55819444,d.Yms
1
Trasporto di un arco
2
Legatura di archi nella parte sommitale
3
GRAZIE a Marcel (foto n. 1) e ad Achille e Claudia (foto n. 2-3)
Architetto Marcel Kalberer
(Foto EffatArk)
mit den Architekten von BIOARCHITTETURA:
Wittfrieda Mitterer, Achille Vaccari, Alessandra Paparella, Giacomo Mencarini, Marco Verdecchia, Roberto De Bortoli, Laura Pommella, Umberto Panconi, Marco Spiri, Mirko d`Aprile, Fortunata Loiacono, Achille Piroli Torelli, Claudia Balestra
Schizzi dal vero e appunti (Umberto Panconi)
Si costruisce la griglia per mettere in forma il tutore
(foto EffatArk)
(foto EffatArk)
1
Trasporto di un arco
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Legatura di archi nella parte sommitale
3
GRAZIE a Marcel (foto n. 1) e ad Achille e Claudia (foto n. 2-3)
Architetto Marcel Kalberer
(Foto EffatArk)
La cupola nell'estate 2012
Eine Zusammenarbeit der Gruppe SANFTE STRUKTUREN:
Anna Kalberer, Dorothea, Kalb-Brenek und Marcel Kalberer
Anna Kalberer, Dorothea, Kalb-Brenek und Marcel Kalberer
mit den Architekten von BIOARCHITTETURA:
Wittfrieda Mitterer, Achille Vaccari, Alessandra Paparella, Giacomo Mencarini, Marco Verdecchia, Roberto De Bortoli, Laura Pommella, Umberto Panconi, Marco Spiri, Mirko d`Aprile, Fortunata Loiacono, Achille Piroli Torelli, Claudia Balestra
COSTRUIRE E AUTO-COSTRUIRE CON MATERIALI NATURALI:
PAGLIA E LEGNO
IN COSTRUZIONE.....
La Valle (BZ) - Cantiere per la realizzazione di un'abitazione in classe A+ (Casadipaglia)
La preparazione dei balloni a piè d'opera (foto EffatArk)
Il ballone viene incastrato nel telaio (foto EffatArk)
Il ballone viene incastrato nel telaio (foto EffatArk)
Plastico di abitazione in legno e balle di paglia (a cura di Edilpaglia)
Cantiere a Zafferana Etnea CT (foto studio Deda)
Zafferana Etnea - la posa degli impianti (foto EffatArk)
Conselice (Ra) - Cantiere per abitazione con tecnica GREB (foto EffatArk)
TEATRO DI PAGLIA
Il Manifesto della Rete Teatri di Paglia
Cosa costituisce l’essenza dei teatri di paglia? Più che un manifesto serve l’esperienza di tutti i giorni, e di tutti i teatri che ci sono stati e che verranno:
- la presenza della paglia o di un materiale da costruzione dalle caratteristiche naturali, che dia l’occasione di vivere un rapporto forte con la terra;
- lo spirito di partecipazione collettiva, sia nella fase di costruzione che in quella della rappresentazione;
- l’impermanenza di un teatro che lascia traccia soltanto nei cuori, rapportandosi ai luoghi come un ospite rispettoso, per poi proseguire il proprio viaggio.
Teastro di Paglia per il Parco urbano dell'Araba Fenice - Viareggio (Studio Effatark)
IL PROGETTO IN BIOEDILIZIA
Obiettivo primario del progetto in bioedilizia è di utilizzare in modo consapevole le risorse energetiche ricorrendo a:
· riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti attraverso l’uso di energie rinnovabili;
· riduzione dei consumi energetici attraverso l’uso di macchine ed elettrodomestici ad alta efficienza, e di impianti di produzione di energia rinnovabile;
· riduzione delle dispersioni energetiche, attraverso il miglioramento delle caratteristiche isolanti dell’involucro edilizio;
· uso consapevole dell’acqua, attraverso la riduzione dei consumi di acqua potabile;
· scelta consapevole di materiali da costruzione, finiture ed arredi, valutandone ciclo di vita e costo del ciclo di vita.
Oltre a ridurre al minimo gli sprechi e gli effetti negativi sull’ambiente una finalità altrettanto importante del progetto in bioedilizia è quella di massimizzare il benessere psicofisico di chi lo abita realizzando condizioni ottimali di:
· comfort visivo, attraverso un’appropriata progettazione delle condizioni di illuminamento, di oscurabilità, colore e tonalità delle superfici;
· comfort acustico, attraverso un adeguato isolamento degli elementi di facciata, delle partizioni interne, dei solai e dei sistemi tecnici;
· comfort termo-igrometrico, attraverso soluzioni tipologiche e impiantistiche che permettano di controllare efficacemente temperatura e umidità in considerazione dei fattori climatici esterni e dell’uso specifico dei locali interni;
· qualità dell’aria interna con la riduzione degli agenti inquinanti interni e il controllo degli agenti esterni;
· qualità del campo elettromagnetico naturale, adottando accorgimenti progettuali che riducano il più possibile le interferenze dovute ad impianti ed armature metalliche.
Prototipo abitativo sperimentale YETA LAB Zero Rovereto
(foto EffatArK)