Un percorso lungo le gore della
Valle del Lucese
Valle del Lucese
Nocchi e Pontemazzori (Camaiore LU)
"La Valle di Nocchi da tempi remoti ha subito l’azione modificatrice da parte dell’uomo; seppure alle porte di un’area densamente sfruttata (coltivazioni intensive floro-orto-vivaistiche di Capezzano e zona densamente antropizzata della Versilia) salvatasi dalla “rivoluzione verde” del dopoguerra e da una certa aggressività edificatoria in quanto area collinare interna, attualmente sta recuperando una certa naturalità in alcune zone abbandonate dalle pratiche agricole.
Il territorio è caratterizzato dalla presenza di sistemazioni idraulico-agrarie con tendenza sostitutiva delle rovinose coltivazioni a “rittochino” o a cavalcapoggio” con lavorazioni a “girapoggio” e “fasciapoggio” con ciglioni, muretti a secco, terrazzi e fossi di scolo. Il territorio, specie dal XVI secolo è stato caratterizzato dalle cosiddette chiuse - campi con una fitta rete di solchi acquai - e di porche delimitati da fossi di scolo, da filari di viti e di alberate. Tutti elementi che costituiscono dei fondamentali presidi idrogeologici e che insieme a molti altri manufatti della cultura contadina (le case rurali, i metati, i tabernacoli, le edicole, gli opifici idraulici con i relativi acquedotti, bottacci, e così via), vanno a formare l’identità unica di un paesaggio agrario, fortemente articolato.
Il progetto si propone il recupero degli antichi condotti (gore) che alimentavano numerosi opifici, di cui ancora si rintracciano deboli ma significativi usi da parte degli abitanti, passando attraverso la cultura materiale della civiltà agricola ed approdando alle attuali problematiche della tutela del territorio rispetto alla sua fragilità idrogeologica".
Questo progetto è stato selezionato insieme ad altri 5 per rappresentare la Regione Toscana alla III Edizione del
PREMIO MEDITERRANEO DEL PAESAGGIO
"La terza edizione del Premio Mediterraneo del Paesaggio, coordinata dalla Regione Murcia, ha lo scopo di individuare a livello internazionale, le esperienze di maggiore rilievo sviluppate in 5 categorie che fanno riferimento alla qualità degli spazi aperti di periferia, agli accessi urbani, all’interfaccia urbano-rurale, all’identità urbana ed ai nuovi settori economici.
L'iter di selezione ha previsto l'individuazione da parte di ogni partner di 5 candidature tra quelle pervenute, che sono state sottoposte successivamente alla valutazione del Comitato Transnazionale, composto dai rappresentanti tecnici di ciascuna regione partner.
Le candidature sono state valutate da una Giuria Internazionale, che a sua volta ha stabilito, nella fase finale, i vincitori.
Tutte le candidature selezionate a livello regionale sono state pubblicate sul Catalogo delle Buone Pratiche che ha lo scopo di contribuire a sensibilizzare sulle questioni paesaggistiche e contribuire alla costituzione di una cultura comune sul paesaggio.
Il Catalogo mira a diventare uno strumento didattico in grado di individuare gli interventi positivi messi in atto nei paesaggi urbani e peri-urbani.
Il Comitato Transnazionale ha selezionato l'11-12 novembre 2010 a Murcia, le candidature da sottoporre alla Giuria Internazionale che si è riunita a Barcellona il 27-28 gennaio 2011"
Le candidature sono state valutate da una Giuria Internazionale, che a sua volta ha stabilito, nella fase finale, i vincitori.
Tutte le candidature selezionate a livello regionale sono state pubblicate sul Catalogo delle Buone Pratiche che ha lo scopo di contribuire a sensibilizzare sulle questioni paesaggistiche e contribuire alla costituzione di una cultura comune sul paesaggio.
Il Catalogo mira a diventare uno strumento didattico in grado di individuare gli interventi positivi messi in atto nei paesaggi urbani e peri-urbani.
Il Comitato Transnazionale ha selezionato l'11-12 novembre 2010 a Murcia, le candidature da sottoporre alla Giuria Internazionale che si è riunita a Barcellona il 27-28 gennaio 2011"
Progetto di recupero storico ambientale degli acquedotti della Valle di Nocchi (Camaiore) - TOSCANA
L'INGEGNERIA NATURALISTICA
NEGLI INTERVENTI SUI DISSESTI *
Nei secoli scorsi legname e piante sono stati usati per consolidare versanti e scarpate, oppure per stabilizzare alvei e sponde di fiumi e torrenti, con metodi naturaliformi che caddero in disuso dopo l’introduzione delle moderne tecniche di intervento per la perdita di importanza del settore agro-silvo-pastorale e la diminuzione dei cantieri di sistemazione montana, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Solo in tempi recenti si può parlare di rinascita di tali metodi, molti dei quali sono stati ripresi adattandoli ed adeguandoli alle esigenze di oggi con miglioramenti apportati dai nuovi studi.
Movimenti franosi in collina
Questo approccio al progetto costruttivo che si avvale di conoscenze biologiche viene definito Ingegneria Naturalistica, o Bioingegneria (1); per raggiungere la stabilizzazione di opere di Ingegneria Naturalistica (in terra o idrauliche) viene impiegato materiale vegetale che può essere messo a dimora da solo o in combinazione con materiale da costruzione inerte, la cui funzione è quella di garantire la funzionalità dell’opera per il periodo sufficiente alla completa affermazione della vegetazione messa a dimora. Nate in campo forestale (2), le tecniche di ingegneria naturalistica sono state poi estese ad altri ambiti quali il recupero di cave e discariche, di aree degradate, nell’inserimento di infrastrutture nel paesaggio e nella difesa del suolo in aree montane. L’Ingegneria Naturalistica non è un’alternativa ai metodi ingegneristici tradizionali ma un completamento necessario dalle significative valenze tecniche, economiche, ecologiche ed ambientali, che va considerato fin dalle prime fasi della progettazione e non apposto a posteriori come effetto cosmetico, anzi, in alcuni casi si può arrivare a sostituire completamente le opere in materiale inerte con interventi di ingegneria naturalistica. E’ ormai consolidato che gli strumenti biologici (di carattere estensivo) e quelli ingegneristici (di carattere intensivo) debbano far parte di un progetto integrato, infatti così come l’ingegneria naturalistica difficilmente può risolvere frane di crollo, scivolamento profondo o colate detritiche, così l’ingegneria tradizionale non può operare su fenomeni estesi come l’erosione di un versante (3).
Grazie al loro ridotto impatto sul territorio le tecniche di ingegneria naturalistica si inseriscono bene in contesti di pregio naturale e paesaggistico, possono migliorare la qualità ambientale di aree degradate e inoltre si prestano per operazioni in località difficilmente raggiungibili.
Grazie al loro ridotto impatto sul territorio le tecniche di ingegneria naturalistica si inseriscono bene in contesti di pregio naturale e paesaggistico, possono migliorare la qualità ambientale di aree degradate e inoltre si prestano per operazioni in località difficilmente raggiungibili.
IL RUOLO DELLE PIANTE NEL CONSOLIDAMENTO
DI VERSANTI E SPONDE FLUVIALI
Schema per la strutturazione del profilo di un corso d'acqua (Shiechtl 1994)
DI VERSANTI E SPONDE FLUVIALI
Schema per la strutturazione del profilo di un corso d'acqua (Shiechtl 1994)
Le piante svolgono molte funzioni sulle superfici di terreno che ricoprono: intercettano l’azione battente della pioggia, trattenendola e immagazzinandola, ne diminuiscono il deflusso, impediscono l’erosione superficiale (4). Le piante con le loro radici attraversano il terreno svolgendo un’azione di fissaggio, a seconda del tipo di pianta abbiamo diverse intensità e profondità di radicamento e diverse resistenze a trazione (5). La capacità di ancoraggio al terreno delle radici è ancora più evidente se si confronta la resistenza a taglio di orizzonti di terreno radicati da quelli non radicati che arriva a differenze del 55%. La capacità di adattamento e di rigenerazione delle piante è notevole, se piegate o spezzate a causa di neve o dalla caduta di massi possono ricacciare nuovi germogli, inoltre possono essere rinnovate col taglio alla base (ceduazione). Ma ciò che fa aumentare notevolmente la resistenza è più la capacità di evotraspirazione (6) delle piante, che non l’attraversamento in sé delle radici. Il drenaggio dell’umidità del terreno infatti aumenta l’attrito interno delle particelle facendo così diminuire la risultante delle spinte grazie al minor peso proprio della terra, cosa che potenzia la stabilità globale del versante anche in casi di movimenti franosi profondi. La corretta regimazione delle acque superficiali e profonde di un versante può essere sufficiente per la sistemazione di un dissesto.
Forma e tipo di apparato radicale (Florineth 1995)
Oltre all’utilizzo di piantagioni di specie ad elevata traspirazione che contribuiscono alla sottrazione di umidità dal terreno, per drenare le acque da un versante, si utilizzano anche materiali inerti (legname, pietrame, geocomposito, reti metalliche e polimeriche), fascine e ramaglie vive o morte. Anche le sponde dei fiumi in erosione possono essere consolidate con tecniche di Ingegneria Naturalistica (7). Gli alvei naturali hanno caratteristiche geometriche irregolari che interagiscono con il moto dell’acqua favorendone la dissipazione energetica. A livello macroscopico questo fenomeno si attua attraverso curve, meandri, salti di fondo, ecc. a livello microscopico è l’irregolarità delle superfici che contribuisce alla resistenza al moto a seconda del tipo di sponda e delle dimensioni dei sedimenti. Quindi la presenza di vegetazione aumenta la scabrezza idraulica al contorno diminuendo la velocità del flusso, ma al tempo stesso, a parità di portata, produce un innalzamento del livello dell’acqua ed il rischio di esondazione è un fatto che va opportunamente valutato in fase di progettazione. Altri interventi in alveo richiedono naturalmente lo studio approfondito dei fenomeni idraulici. La vegetazione ripariale partecipa alla vita dinamica di un fiume, contribuisce a smorzare l’onda di piena attraverso un effetto detto di laminazione delle piene e aiuta la formazione di un ambiente che assorbe l’acqua quando il flusso è eccessivo restituendola al fiume quando ce n’è poca (8).
L'IMPORTANZA DELLE SISTEMAZIONI AGRICOLE TRADIZIONALI
L'IMPORTANZA DELLE SISTEMAZIONI AGRICOLE TRADIZIONALI
Il tempo di corrivazione (9) è un aspetto fondamentale per valutare gli effetti a valle durante un evento di forte e prolungata piena. Se gli afflussi tendono a trasformarsi rapidamente e in modo coincidente in deflussi che si concentrano in breve tempo, ne risulta un’onda di piena ragguardevole tale da generare processi esondativi a valle. Appare quindi in tutta chiarezza l’importanza che rivestono terrazzamenti, ciglioni, canalizzazioni, rettifiche, geometrie di versante, incremento degli spessori del suolo e messa a coltura dei terreni, nell’azione di trattenenimento dell’acqua: tutte queste sistemazioni regolano il deflusso ed inoltre evitano fenomeni di eccessiva infiltrazione che provocherebbero instabilità e processi di erosione. La modellazione dei pendii ad opera dell’uomo - come la faticosa realizzazione di semplici ma diffuse sistemazioni di versante - per strappare terre fertili e coltivabili alla casualità con cui erano sono state distribuite dalle vicende geomorfologiche - ha svolto nei secoli un fondamentale compito di presidio idraulico nella mitigazione degli eventi di piena a valle. In molti casi inoltre la stabilizzazione dei corpi di frana attraverso i terrazzamenti valorizza la pratica agricola, per le condizioni morfologiche di minore acclività e per la produzione di detrito più rapidamente pedogenizzabile, con la trasformazione in suolo di maggiore spessore, coltivabile (10).
Sistemazioni collinari
Uno studio effettuato nel Chianti fiorentino (11) per verificare la coerenza di soluzioni “sostenibili” - come l’uso dell’ingegneria naturalistica – con specializzazioni culturali più remunerative, e per valutare la compatibilità della conservazione con il recupero dell’efficienza delle sistemazioni idarulicoagrarie tradizionali, ha mostrato i benefici apportati da tali sistemazioni. Infatti dal confronto tra le portate di piena che si avrebbero nello stesso bacino sostituendo la riduzione di acclività dovuta alle sistemazioni con la pendenza esistente, risulta che si avrebbe un’esondazione in corrispondenza di un evento di piena con tempo di ritorno ogni due anni anziché ogni cinque (12). Un altro effetto delle sistemazioni è la prevenzione di dissesti, frane, erosioni, etc, infatti queste opere, come abbiamo già sottolineato, oltre ad assicurare benefici dal punto di vista agrario e di controllo del ruscellamento superficiale, ostacolano i fenomeni di erosione estensiva limitando la continua sottrazione di terreno dalle pendici montane e collinari ed in alveo causata da processi di erosione idrica. In prima approssimazione si stima che in assenza di interventi di stabilità dei versanti - come terrazzi e ciglioni - e in assenza di qualunque forma di intervento estensivo sarebbe necessario opporsi a eventuali fenomeni di erosione mediante opere di stabilizzazione degli alvei con notevoli costi economici (13).
NOTE
1 Ingegneria Naturalistica è il termine italiano coniato ufficialmente per la disciplina al Convegno Nazionale di Torino del 1990 (“Tecniche di biongegneria naturalistica negli interventi di recupero ambientale”; bioingegneria è invece il termine coniato negli anni ’30 in Germania da Kruedener; è nell’area alpina di lingua tedesca che dall’inizio del secolo si andava consolidando l’uso di tali tecniche.
2 Le Sistemazioni Idraulico Forestali (SIF) cercano di eliminare o contrastare gli effetti dei fenomeni alluvionali, dei processi erosivi o franosi, delle colate detritiche e fangose, del distacco di massi e delle cadute di valanghe che avvengono nei bacini torrentizi (collinari e montani) creando le condizioni per il ritorno della vegetazione e chiudendo il ciclo ricostruttivo degli equilibri naturali distrutti o alterati (cfr. Puglisi, Attualità delle SIF in un mondo che cambia, in “L’Italia forestale e montana”, Sett-Ott 2003, anno LVIII, n. 5, Firenze 2003). Naturalmente i campi e le metodologie di applicazione di SIF e IN sono strettamente legati, se non altro per la regola fondamentale: “ la vegetazione produce stabilità e la stabilità produce vegetazione”, cfr. F. Preti, Sistemazioni idraulico forestali e ingegneria naturalistica per la difesa del territorio, sintesi dell’intervento al Convegno “L’ingegneria naturalistica in ambiente mediterraneo”, Pisa 22 Aprile 2004).
3 In Toscana l’Ingegneria Naturalistica è stata valorizzata da una specifica direttiva che ne privilegia l’impiego nei lavori di difesa del suolo (Delibera del Consiglio Regionale della Toscana n. 155 del 20/05/ 1997).
4 Secondo misurazioni su ripide zone in erosione è stato dimostrato che con un appropriato rinverdimento la quantità di terreno asportato durante un forte temporale con grandine si riduce notevolmente fino ad azzerarsi.
5 cfr. F. Florineth, Consolidamento di frane ed erosioni in zone montane, in G. Sauli, S. Siben (a cura di), Tecniche di rinaturazione e di Ingegneria Naturalistica, Bologna 1995.
6 Quantità d’acqua che va perduta per evaporazione dalla superficie del suolo e per traspirazione della vegetazione.
7 Decreto Legislativo (DLGS 152/99) che impone di mantenere, lungo i fiumi, una fascia di vegetazione spontanea di almeno 10 metri.
8 Cfr. Aminti P. e altri, Principi e linee guida per l’ingegneria naturalistica. Vol. 1. Processi territoriali e criteri metodologici, Firenze 2003, pag.134.
9 La corrivazione è il percorso che compie una goccia d’acqua piovana sul terreno per raggiungere il fondovalle. Tanto più questo percorso sarà lungo e tortuoso e la corsa della goccia sarà lenta, tanto minore e lento sarà l’accumulo di acqua nei torrenti di fondovalle: quindi sarà anche più lenta la velocità di propagazione dell’onda di piena, e il fiume avrà più tempo a disposizione per smaltire l’acqua di raccolta.
10 Cfr. Garzonio C. A., L’idromorfologia del Chianti e le sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali, in Il Chianti fiorentino, Un progetto per la tutela del paesaggio, a cura di P. Baldeschi, Bari 200 pag 110
11 Programma sulla tutela del paesaggio chiantigiano, strumento del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze, diretto e coordinato da Paolo Baldeschi. L’analisi è s u b o r d i n a t a all’individuazione di Unità di Paesaggio – secondo la metodologia di progetto “Land System” proposta dalla Regione Toscana – per valutare la fattibilità ambientale di differenti soluzioni di intervento. La metodologia e ed il programma sono illustrati nel libro Il Chianti fiorentino, Un progetto per la tutela del paesaggio, op.cit.
12 Cfr. Garzonio C. A., L’idromorfologia del Chianti e le sistemazioni idraulico-agrarie tradizional, cit., pag. 122.
13 Ibidem, pag. 124.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Principi e linee guida per l’ingegneria naturalistica. Volume 1: Processi
Territoriali e criteri metodologici, edizioni Regione Toscana, Firenze 2000.
Regione Liguria, WWF-AIPN, Opere tecniche di ingegneria naturalistica e recupero
ambientale, Regione Liguria, Genova 1996.
A. Manfredi (a cura di ), La ricostruzione sostenibile, Il modello versilia,Pisa 2002.
Da Deppo L., Difese spondali nei corsi d’acqua montani, Corso di Aggiornamento
“L’ingegneria naturalistica nella sistemazione dei corsi d’acqua”, Milano, 5-10 ottobre
1998, Editoriale BIOS, Cosenza, 1998.
D. Pandakovic, Architettura del paesaggio vegetale, Milano 2000.
G. Benini, Sistemazioni idraulico-forestali, Torino 1990.
C. Blasi, A. Paolella, Progettazione ambientale. Cave, fiumi, strade, parchi,
insediamenti, Roma 1992.
G. Sauli, S. Siben (a cura di), Tecniche di rinaturazione e di Ingegneria Naturalistica,
Bologna 1995.
H.M. Shiechtl, R. Stern, Ingegneria Naturalistica, Manuale delle costruzioni
idrauliche, Vienna 1994.
A. Viappiani, Il buon governo dei fiumi e torrenti, Milano 1909.
Foto iniziale tratta da Natura, storia, progetto - Il Piano strutturale di Camaiore - 2000
* Abstract dal testo Le Gore di Nocchi, U. Panconi, L.Pommella, Camaiore 2006
1 Ingegneria Naturalistica è il termine italiano coniato ufficialmente per la disciplina al Convegno Nazionale di Torino del 1990 (“Tecniche di biongegneria naturalistica negli interventi di recupero ambientale”; bioingegneria è invece il termine coniato negli anni ’30 in Germania da Kruedener; è nell’area alpina di lingua tedesca che dall’inizio del secolo si andava consolidando l’uso di tali tecniche.
2 Le Sistemazioni Idraulico Forestali (SIF) cercano di eliminare o contrastare gli effetti dei fenomeni alluvionali, dei processi erosivi o franosi, delle colate detritiche e fangose, del distacco di massi e delle cadute di valanghe che avvengono nei bacini torrentizi (collinari e montani) creando le condizioni per il ritorno della vegetazione e chiudendo il ciclo ricostruttivo degli equilibri naturali distrutti o alterati (cfr. Puglisi, Attualità delle SIF in un mondo che cambia, in “L’Italia forestale e montana”, Sett-Ott 2003, anno LVIII, n. 5, Firenze 2003). Naturalmente i campi e le metodologie di applicazione di SIF e IN sono strettamente legati, se non altro per la regola fondamentale: “ la vegetazione produce stabilità e la stabilità produce vegetazione”, cfr. F. Preti, Sistemazioni idraulico forestali e ingegneria naturalistica per la difesa del territorio, sintesi dell’intervento al Convegno “L’ingegneria naturalistica in ambiente mediterraneo”, Pisa 22 Aprile 2004).
3 In Toscana l’Ingegneria Naturalistica è stata valorizzata da una specifica direttiva che ne privilegia l’impiego nei lavori di difesa del suolo (Delibera del Consiglio Regionale della Toscana n. 155 del 20/05/ 1997).
4 Secondo misurazioni su ripide zone in erosione è stato dimostrato che con un appropriato rinverdimento la quantità di terreno asportato durante un forte temporale con grandine si riduce notevolmente fino ad azzerarsi.
5 cfr. F. Florineth, Consolidamento di frane ed erosioni in zone montane, in G. Sauli, S. Siben (a cura di), Tecniche di rinaturazione e di Ingegneria Naturalistica, Bologna 1995.
6 Quantità d’acqua che va perduta per evaporazione dalla superficie del suolo e per traspirazione della vegetazione.
7 Decreto Legislativo (DLGS 152/99) che impone di mantenere, lungo i fiumi, una fascia di vegetazione spontanea di almeno 10 metri.
8 Cfr. Aminti P. e altri, Principi e linee guida per l’ingegneria naturalistica. Vol. 1. Processi territoriali e criteri metodologici, Firenze 2003, pag.134.
9 La corrivazione è il percorso che compie una goccia d’acqua piovana sul terreno per raggiungere il fondovalle. Tanto più questo percorso sarà lungo e tortuoso e la corsa della goccia sarà lenta, tanto minore e lento sarà l’accumulo di acqua nei torrenti di fondovalle: quindi sarà anche più lenta la velocità di propagazione dell’onda di piena, e il fiume avrà più tempo a disposizione per smaltire l’acqua di raccolta.
10 Cfr. Garzonio C. A., L’idromorfologia del Chianti e le sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali, in Il Chianti fiorentino, Un progetto per la tutela del paesaggio, a cura di P. Baldeschi, Bari 200 pag 110
11 Programma sulla tutela del paesaggio chiantigiano, strumento del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze, diretto e coordinato da Paolo Baldeschi. L’analisi è s u b o r d i n a t a all’individuazione di Unità di Paesaggio – secondo la metodologia di progetto “Land System” proposta dalla Regione Toscana – per valutare la fattibilità ambientale di differenti soluzioni di intervento. La metodologia e ed il programma sono illustrati nel libro Il Chianti fiorentino, Un progetto per la tutela del paesaggio, op.cit.
12 Cfr. Garzonio C. A., L’idromorfologia del Chianti e le sistemazioni idraulico-agrarie tradizional, cit., pag. 122.
13 Ibidem, pag. 124.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Principi e linee guida per l’ingegneria naturalistica. Volume 1: Processi
Territoriali e criteri metodologici, edizioni Regione Toscana, Firenze 2000.
Regione Liguria, WWF-AIPN, Opere tecniche di ingegneria naturalistica e recupero
ambientale, Regione Liguria, Genova 1996.
A. Manfredi (a cura di ), La ricostruzione sostenibile, Il modello versilia,Pisa 2002.
Da Deppo L., Difese spondali nei corsi d’acqua montani, Corso di Aggiornamento
“L’ingegneria naturalistica nella sistemazione dei corsi d’acqua”, Milano, 5-10 ottobre
1998, Editoriale BIOS, Cosenza, 1998.
D. Pandakovic, Architettura del paesaggio vegetale, Milano 2000.
G. Benini, Sistemazioni idraulico-forestali, Torino 1990.
C. Blasi, A. Paolella, Progettazione ambientale. Cave, fiumi, strade, parchi,
insediamenti, Roma 1992.
G. Sauli, S. Siben (a cura di), Tecniche di rinaturazione e di Ingegneria Naturalistica,
Bologna 1995.
H.M. Shiechtl, R. Stern, Ingegneria Naturalistica, Manuale delle costruzioni
idrauliche, Vienna 1994.
A. Viappiani, Il buon governo dei fiumi e torrenti, Milano 1909.
Foto iniziale tratta da Natura, storia, progetto - Il Piano strutturale di Camaiore - 2000
* Abstract dal testo Le Gore di Nocchi, U. Panconi, L.Pommella, Camaiore 2006
I TERRAZZAMANTI AGRARI DEL MONTE PISANO
AGROENERGIE e SOSTENIBILITA'
(o sostenibilità delle agroenergie...)
(o sostenibilità delle agroenergie...)
in costruzione...
FOTOVOLTAICO
Community supported agriculture con il fotovoltaico
Azienda agricola Ca’ Battistini Emilia Romagna (foto Giovanni Carrosio)
EOLICO
Impianto eolico a Cascina (PI)
BIOGAS
Azienda agricola Lanfredi – Acquanegra Cremonese (foto Giovanni Carrosio)
BIOCARBURANTI
Land Grabbing